Cosa cerco di più in questi lidi?
Qual nuovo ben puoi darmi ancora?
De’ le tue gioie ho miel gustato,
bevvi del duolo il tosco amaro
e pur mi fu tutto il passato invano,
invano se dei tuoi baci ardore ignoro.
M’avvince la catena eterna
e non ne vo’ slacciare il nodo:
forse dovrei volar ma il volo
fia poco quando il ciel ci stringe.
Dell’infinito stringono i lacci
quest’alma avvezza a un più sicuro
confin che marco in questi tratti
che m’apprendesti, Arte, a segnare.
Oltre quest’albe terre io non conosco
né mar, né ciel, né fiera selva o bosco:
l’eternità sta intera
sotto i miei occhi china,
attende la mia penna
per farsi imbellettar.
E pazza io ne disegno
le vaghe forme e un velo
lascio cadere allora
celando lusinghiero
il suo sembiante a me sola.
Qual bene ancora darmi?
Niun. Che mai pur chiedo?
Tal volta farsi savio
sa pure il pensier mio…
di Fiorella Necoara